Quando ho saputo che il Vangelo di oggi parlava della genealogia di Nostro Signore Gesù Cristo, mi sono chiesta, d’istinto, cosa c’entrasse la genealogia di Gesù con il nostro lavoro di avvocati.
In realtà, questa genealogia ci fa capire che Gesù è il culmine e il punto d’arrivo delle profezie dell’Antico Testamento, da cui inizia il completamento e il perfezionamento della promessa.
Il giudice Livatino, in una sua famosa conferenza del 1968, pose in parallelo l’AT con il codice Giustinianeo, rilevando che l’AT è un insieme di regole, tutte della stessa importanza indipendentemente dal tempo in cui sono state emanate, tutte caratterizzate dalla forte valenza etica: il diritto è visto come strumento per realizzare sì un ordine terreno, ma soprattutto la civitas dei e, nell’immediato, la salvezza delle persone.
L’uomo, senza Dio e senza gli esempi di chi ha vissuto in profondità il Vangelo, cammina nelle tenebre. Anche nella nostra società scientista, nella quale l’uomo pensa di poter dominare tutto, è importante che l’uomo di scienza sia anche uomo di fede. L’esempio di S. Ivo (patrono degli avvocati) ci insegna che il diritto è uno strumento che permette di conoscere la realtà umana più in profondità e di capire quanto la sua Creazione sia avvenuta nel segno dell’Amore. La Fede permette di indirizzare il diritto verso il suo fine ultimo, ovvero l’uomo e il suo mondo nel senso della Verità, che è Dio.
Con la sua venuta Gesù perfeziona la legge mosaica, che egli non rinnega e da cui parte: la norma giuridica nella predicazione di Gesù tende alla perfezione morale della persona secondo il programma della salvezza.
Per avviare l’uomo alla civitas Dei, non bastano la Giustizia e la legge, che possono fermarsi alla rigida formalità tipica dei farisei, è necessario il loro completamento con la legge dell’amore, amore a Dio e ai fratelli perché immagine di Dio, quindi amore non riducibile alla semplice solidarietà umana.
Mondo della fede e mondo del diritto sono in continuo rapporto fra loro. Gli avvocati si occupano di cose umane, ma è loro compito considerarle nella visione di Dio. Il giurista partecipa al mondo della fede e a quello del diritto, impegnato nella realizzazione, nel diritto, dei valori evangelici.
La preghiera e l’azione coerente sono estremamente importanti: si deve cercare il dialogo nell’ascolto e nell’amore, così come non si devono mai dimenticare la fedeltà, la fermezza e la comunicazione di verità e principi evangelici. Perché il diritto non sia solo guida, ma anche scudo e ancora di salvezza, deve essere un diritto certo, un diritto giusto, un diritto concreto. Avere accantonato alcune regole per non dispiacere alle maggioranze ha diminuito la difesa delle persone, specie le più deboli.
GP2 nel suo discorso all’UGC del 1982 sottolineò la necessità di valorizzare ogni forza che miri “all’attuazione dell’etica cristiana nella scienza giuridica, nell’attività legislativa, giudiziaria, amministrativa e in tutta la vita pubblica”, richiamando il monito di S. Paolo VI (convegno Università Cattolica del 1973) su quanto sia importante sentire cum ecclesia anche nell’ambito del diritto
Oggi la nostra società sta attraversando una grave crisi, una crisi di ognuno e di tutti, una crisi di valori, una crisi della giustizia, una crisi nel riconoscimento e nella tutela dei diritti, che vengono quotidianamente e sistematicamente attaccati e violati dagli organi che, per precetti costituzionali, sarebbero preposti alla loro difesa.
Si presenta allora la necessità per i giuristi, persone d’ordine, di ribadire regole e principi non per amore di una fissità, ma per cercare di proteggere prima le persone, vittime potenziali, per evitare che lo divengano realmente. In mancanza di un intervento attivo, il relativismo individualistico, già assorbito normativamente, sarà non più solo mentalità dominante, ma pensiero unico.
Fede significa missione, più che non mestiere, e l’avvocato cattolico ha fede negli insopprimibili valori umani, aspira alla bontà e alla pietà, vede il diritto come “forza della coscienza morale”. Come disse Calamandrei, la luce della morale e della fede possono dare luce e calore alla fredda opera dei giuristi.
Se volessimo continuare la nostra meditazione, potremmo trovare anche nelle altre letture di oggi spunti molto significativi per noi giuristi.
Il salmo, riferendosi al Messia, dice: “O Dio, affida al re il tuo diritto, e al figlio del re la tua giustizia. Egli giudichi il popolo secondo giustizia e i tuoi poveri secondo il diritto. Le montagne portino pace al popolo e le colline giustizia … Nei suoi giorni fiorisca il giusto e abbondi la pace…. “
All’Alleluia abbiamo sentito il versetto: “O Sapienza dell’Altissimo / che tutto disponi con forza e dolcezza / vieni a insegnarci la via della saggezza”.
Con tutto questo risulta evidente come la Scrittura presenti come primaria nella vita sociale l’attività giuridica, come sottolinei la necessità della sapienza divina perché l’applicazione della legge diventi realizzazione della giustizia e come questa sia premessa necessaria per la pace.
Queste profezie sono in certo qual modo anche un programma di vita per ognuno di noi e il fondamento costante delle attività di tutta l’associazione.
L’invito alla sapienza, il monito alla giustizia, la promessa della pace siano anche alla base dei nostri auguri natalizi.